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Strumento didattico o incubo sonoro? Perché a scuola si suona il flauto dolce

Lo strumento più odiato dagli studenti o un valido alleato per imparare la musica? Il flauto dolce continua a essere protagonista.

Chiunque sia passato per le scuole elementari o medie lo conosce bene: il flauto dolce, quel piccolo strumento di plastica che, volenti o nolenti, finiamo tutti per suonare almeno una volta. Teoricamente dovrebbe essere un modo semplice per introdurre i bambini alla musica, ma nella pratica molti lo vedono più come un fastidio che come una vera esperienza musicale. Suona stridulo, è difficile da tenere pulito e, diciamocelo, non è esattamente lo strumento più cool da suonare in compagnia.

Eppure, il flauto dolce ha una lunga storia alle spalle. Risale addirittura al Medioevo e, per un certo periodo, è stato uno strumento serio, usato nella musica da camera e persino in orchestra. Poi, con l’arrivo del flauto traverso, è stato lentamente messo da parte… fino a trovare la sua nuova casa nelle scuole. E così, da secoli, migliaia di bambini nel mondo si ritrovano a soffiare dentro a un tubo di plastica color avorio, spesso senza grande entusiasmo.

Non tutti sono d’accordo sul fatto che insegnarlo sia una buona idea. Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra, ha detto chiaramente che i flauti scolastici sono strumenti di qualità discutibile, che fischiano più che suonare. E, in effetti, molti studenti la pensano allo stesso modo: rispetto ad altri strumenti a fiato come il sassofono o il clarinetto, il flauto dolce sembra quasi un giocattolo, con pochissime possibilità espressive. Senza contare il dettaglio poco elegante della saliva che si accumula al suo interno.

Eppure, nonostante tutte queste critiche, rimane uno degli strumenti più usati a scuola. Succede in Italia, ma anche in Francia, Spagna, Germania e persino negli Stati Uniti. Il motivo? È economico, facile da trovare e perfetto per imparare le basi della musica senza troppe difficoltà tecniche.

Il metodo Orff e la diffusione del flauto dolce nelle scuole

Uno dei motivi per cui il flauto dolce è così diffuso, come spiega il Post, è il metodo Orff-Schulwerk, creato negli anni Venti dal compositore Carl Orff. L’idea era semplice: insegnare la musica ai bambini usando strumenti intuitivi e adatti alla loro età. Il flauto dolce, con la sua imboccatura semplice e la lettura in chiave di violino, era perfetto per questo scopo.

Ma oltre agli aspetti didattici, c’è anche una questione pratica: costa pochissimo. Con una decina di euro, le famiglie possono comprarne uno senza problemi. E se si rompe? Nessun dramma, si sostituisce facilmente. Questo ha reso il flauto dolce lo strumento ideale per le scuole, anche se non sempre gli studenti lo accolgono con entusiasmo.

Flauto dolce (Depositphotos foto) – www.notiziesecche.it

Il futuro dell’educazione musicale: solo flauto dolce o nuove alternative?

Negli ultimi anni, però, qualcosa sta cambiando. Sempre più insegnanti iniziano a chiedersi se il flauto dolce sia davvero la scelta migliore per appassionare i ragazzi alla musica. I suoi limiti sono evidenti: è difficile suonare in gruppo, non permette di accompagnare facilmente altri strumenti e, diciamocelo, fuori dalla scuola non lo usa quasi nessuno.

Per questo motivo, alcune scuole stanno sperimentando strumenti alternativi, come ukulele e tastiere elettroniche, che risultano più stimolanti e versatili. Però, nonostante tutto, il flauto dolce rimane una presenza fissa nelle scuole. Più per abitudine che per vera convinzione? Forse. Ma per ora, nelle classi di musica, continueremo a sentirlo suonare… più o meno intonato.

Furio Lucchesi

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