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Serie TV: tutte queste hanno scritto la storia della televisione

Ci sono serie TV che cambiano le carte in tavola, che trasformano la televisione in qualcosa di nuovo, mai visto prima.

Non è solo questione di successo o di qualità, ma di impatto. Prima di loro, la TV era una cosa. Dopo di loro, un’altra. Sono gli spartiacque, i punti di svolta, quei titoli che hanno ridefinito il modo di raccontare storie sul piccolo schermo e che, nel farlo, hanno lasciato un segno indelebile nella cultura pop.

Nel 1989, I Simpson hanno dimostrato che l’animazione non era solo per bambini. Con la loro satira affilata e il loro sguardo impietoso sulla società americana, hanno aperto la strada a una nuova generazione di serie animate per adulti, da South Park a Rick and Morty. Ma, soprattutto, hanno dimostrato che si poteva essere mainstream e sovversivi allo stesso tempo, facendo ridere e riflettere con la stessa battuta.

Un anno dopo, nel 1990, Twin Peaks di David Lynch ha fatto esplodere ogni certezza su cosa potesse essere una serie TV. Con il suo mix di thriller, onirismo e surrealismo, ha creato un’esperienza visiva e narrativa senza precedenti. Non si trattava più solo di raccontare una storia, ma di immergere lo spettatore in un’atmosfera, in un enigma più grande di qualsiasi risposta. La domanda “Chi ha ucciso Laura Palmer?” è diventata un’ossessione globale, dimostrando che la TV poteva essere arte, sperimentazione, cinema.

Alla fine degli anni ’90, un boss della mafia ha riscritto il concetto di protagonista televisivo. Con I Soprano, Tony non era un eroe, ma nemmeno un semplice cattivo. Era un uomo con paure, nevrosi, una vita familiare complicata e una brutalità spietata. La serie di David Chase ha aperto le porte a un nuovo tipo di narrazione: più sfumata, più psicologica, più coraggiosa. Senza di lui, Breaking Bad e Mad Men forse non sarebbero mai esistite.

Le serie che hanno cambiato il volto della cultura moderna

Nel 2004, Lost ha trasformato la TV in un enigma. Non era solo una storia di sopravvissuti su un’isola misteriosa: era un’esperienza collettiva, un labirinto di indizi, teorie, simbolismi. Gli spettatori non si limitavano a guardarla, la studiavano, la analizzavano, cercavano risposte. È stata la prima serie a sfruttare il web come cassa di risonanza, anticipando il binge-watching e il coinvolgimento ossessivo del pubblico.

Poi è arrivato Breaking Bad nel 2008, e con lui l’evoluzione perfetta dell’antieroe. Walter White è partito come un uomo ordinario ed è finito come un mostro, e noi abbiamo seguito ogni passo della sua trasformazione con un misto di ammirazione e orrore. Vince Gilligan ha costruito un arco narrativo impeccabile, dimostrando che la TV poteva essere strutturata come un romanzo, con un inizio, uno sviluppo e una fine perfetta.

Serie TV, ecco le migliori e più iconiche degli ultimi anni (YouTube Foto) – www.notiziesecche.it

Le serie contemporanee più belle

Nel frattempo, Black Mirror (2011) ci stava facendo guardare dentro un futuro fin troppo vicino. Ogni episodio era una distopia diversa, ma tutte avevano un punto in comune: parlavano di noi, del nostro rapporto con la tecnologia, delle conseguenze del nostro stesso progresso. Era una serie che non intratteneva soltanto, ma inquietava, lasciava il segno, faceva riflettere su domande scomode.

E poi c’è stato il momento in cui il fantasy è diventato il genere dominante. Game of Thrones (2011) ha preso le regole del genere e le ha distrutte: niente eroi invincibili, niente confini tra bene e male, nessuna certezza. Con il suo mix di intrighi politici, battaglie epiche e colpi di scena spietati, ha ridefinito gli standard della serialità, alzando l’asticella della produzione televisiva fino a livelli cinematografici. Queste serie non sono solo titoli di successo, sono pietre miliari. Ognuna di loro ha cambiato qualcosa, ha aperto una strada, ha spostato il limite un po’ più in là. E oggi, quando guardiamo una nuova serie, è impossibile non riconoscere la loro impronta, perché la TV che conosciamo esiste grazie a loro.

Sveva Di Palma

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