OCCHIO AL FISCO: ora controlla tuo marito, tua moglie e i tuoi figli | Cosa ha stabilito la nuova sentenza

Controlli approfonditi del fisco (Canva) - notiziesecche.it
D’ora in poi, l’Agenzia delle Entrate potrà visualizzare tutti i dati che vuole, pur di attestare eventuali manomissioni della legge.
La privacy è un diritto fondamentale che consente agli individui di proteggere le proprie informazioni personali, decidendo cosa condividere, e con chi. Poiché, in un mondo sempre più connesso, il controllo sui propri dati è appunto diventato un elemento chiave per la libertà individuale.
Ragion per cui, senza privacy, le persone rischiano di esser costantemente sorvegliate, profilate o manipolate, anche senza il loro consenso. Non a caso, la perdita di riservatezza può generare ansia, insicurezza, e limitare la spontaneità nei rapporti personali, o nelle scelte quotidiane.
Quindi, la tutela della privacy è essenziale anche per prevenire abusi, discriminazioni o violazioni, da parte di enti pubblici e privati. E sapere che i propri dati son al sicuro, contribuisce sicuramente a creare fiducia nei servizi digitali e nelle istituzioni.
Soprattutto perché la privacy rafforza la dignità umana e l’identità personale. E proteggere ciò che è privato, altro non è che difendere ciò il quale rende unica ogni persona.
Controlli fiscali estesi
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13761/2025, ha sancito un principio rilevante nella lotta all’evasione fiscale: ovvero, che l’Agenzia delle Entrate può estendere i propri accertamenti anche a familiari, conviventi o soci del contribuente, qualora emergano indizi concreti di intestazioni fittizie. Un allargamento del raggio d’azione che consente, infatti, di analizzare conti bancari e patrimoni non direttamente intestati al soggetto sotto indagine, ma che potrebbero esser stati usati per occultare redditi o beni.
Il fondamento legale di tali controlli, si trova nell’art. 32, comma 1, n. 2 del D.P.R. 600/1973, il quale attribuisce rilevanza fiscale a qualsiasi movimento bancario, salvo prova contraria fornita dal contribuente. Spettando, in pratica, al soggetto sottoposto ad accertamento, dimostrare – con documentazione precisa e puntuale – che le operazioni contestate non costituiscono redditi o compensi non dichiarati. Realizzando, così, un’inversione dell’onere della prova, con forti implicazioni pratiche.

Strumenti digitali, e rafforzamento dei controlli
L’Agenzia delle Entrate, si avvale così dell’Anagrafe dei rapporti finanziari, un database che raccoglie informazioni dettagliate su tutti gli strumenti finanziari intestati ai contribuenti. Un sistema, questo, che consente appunto di confrontare i dati bancari con le dichiarazioni dei redditi, individuando con maggior precisione, discrepanze o anomalie anche nei conti intestati a terzi, legati da relazioni familiari o economiche.
Quindi, come anche riportato da brocardi.it, la Cassazione ha chiarito che elementi come l’ingiustificata capacità reddituale di un familiare, la compatibilità dell’attività economica con una redditività anomala, o la convivenza con il contribuente, possono esser segnali d’allarme. Così che, in presenza di tali indizi, sia legittimo estendere l’accertamento anche ai soggetti vicini, rafforzando quindi l’efficacia degli strumenti di contrasto all’evasione.