Non c’è più l’OLIO di una volta: leggi extra vergine ma non lo è | Cosa ha rivelato l’ultimo test

Tutto finto (canva.com) - www.notiziesecche.it
Un recente test evidenzia una qualità in calo e gravi criticità. I risultati che mettono in discussione la fiducia nel mercato.
Il mondo dell’olio extravergine sta affrontando sfide complesse legate a qualità, disponibilità e costi, con ripercussioni importanti su chi lo consuma e sul mercato.
La carenza di alcuni elementi ha danneggiato la produzione di olive, influenzando direttamente la qualità e la stabilità del prodotto finale.
Questi cambiamenti mettono in dubbio l’idea consolidata dell’olio extravergine come alimento di alta qualità e per il quale paghiamo molto.
Sono cambiamenti che ci spingono a riflettere sull’impatto dei movimenti climatici anche sui cibi che consumiamo tutti i giorni.
I risultati del test
In questo contesto difficile, un recente studio condotto in Francia a cura del mensile Que Choisir ha analizzato venti oli extravergine in vendita, tra cui marche famose anche in Italia. Gli insight sono stati condivisi anche da Green Me, fonte della notizia: il 75% degli oli non è all’altezza dell’ “extravergine”. Nonostante le scadenze fossero lontane, tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, molti prodotti hanno mostrato segni di deterioramento precoce, perdendo sapore e consistenza. La causa principale individuata dagli esperti è l’impatto delle condizioni climatiche avverse, in particolare la grave siccità che ha colpito il Mediterraneo nel 2022-2023, con effetti negativi sulla raccolta e sulla qualità delle olive.
Questo ha anche portato a un aumento dei prezzi, rendendo l’olio extravergine un prodotto sempre più caro e difficile da acquistare per il consumatore medio. Non sorprende quindi che in alcuni supermercati spagnoli, secondo la fonte, abbiano installato sistemi antifurto sulle bottiglie d’olio, data la crescente richiesta e il valore percepito di questo prodotto!

Le marche sotto esame
L’indagine, stando alla fonte, ha coinvolto marche note come Monini, Carapelli, Primadonna Lidl e Carrefour, tutte facilmente acquistabili anche in Italia. Dal punto di vista chimico, gli oli rispettavano i criteri relativi ad acidità, perossidi e altri parametri obbligatori; tuttavia, l’analisi sensoriale, eseguita da esperti, ha rivelato gravi problemi: Lidl e Carrefour sono stati classificati come “vergine”, indicando una qualità inferiore all’extravergine. Solo Monini e Carapelli hanno mantenuto la qualifica di extravergine, ma con alcune riserve.
Un’altra preoccupazione riguarda la presenza di agenti esterni: anche se non sono stati trovati pesticidi significativi, sono emersi problemi legati a plastificanti come il DEHP, un interferente endocrino. Questo ha penalizzato il punteggio di Monini, Lidl e Carrefour, mentre Carapelli ha ricevuto un giudizio ancora più negativo; inoltre, sono state trovate tracce di oli minerali potenzialmente cancerogeni (Mosh e Moah) in diversi campioni, ad eccezione di Lidl, che ha mostrato risultati positivi. Ovviamente il test non mira a dissacrare gli sforzi produttivi delle marche menzionate; tuttavia i risultati sono innegabili e fanno parecchio riflettere.