LAVORO AUTONOMO OCCASIONALE: nessuno lo sa ma spetta un RIMBORSO | Come richiederlo e quando scade

Uomo con soldi (Depositphotos foto) - www.notiziesecche.it

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Molti lo ignorano, ma anche i collaboratori occasionali possono ottenere il rimborso delle spese sostenute.

Di solito, quando si parla di diritti sul lavoro, si pensa subito ai contratti a tempo indeterminato o ai professionisti con partita IVA. Tutto molto giusto. Però c’è anche un’altra fetta di lavoratori – quelli che fanno lavoretti ogni tanto, magari nel tempo libero – che spesso viene completamente dimenticata. Eppure, anche loro, seppur “invisibili”, hanno delle possibilità. Solo che pochi lo sanno.

Il lavoro autonomo occasionale, quello fatto “una tantum” per capirci, viene quasi sempre visto come una collaborazione senza troppi fronzoli: niente tutele, niente regole, zero complicazioni. Ma non è proprio così semplice. Chi lo fa tende a pensare: “va be’, prendo il compenso e fine”. E invece no, ci sono aspetti importanti che sfuggono.

Spesso ci si concentra solo sul pagamento, ignorando tutto il resto. Ma portare a termine anche un incarico di poche ore può comportare spese vere. Piccole o grandi, non importa. E qui nasce la domanda: “Chi me le rimborsa queste spese?”. Domanda legittima, ma che in tanti non si fanno nemmeno.

Il problema, forse, è che nessuno ne parla mai davvero. È raro trovare spiegazioni semplici e comprensibili su questo tema. Anche i siti istituzionali, quando ne parlano, sembrano più complicati di un manuale di diritto tributario. Il risultato? Chi fa lavori occasionali finisce per rinunciare a qualcosa che, in realtà, gli spetta.

Si può fare, sì, anche senza aprire la partita IVA

La verità è che esistono regole ben precise che danno diritto a rimborsi anche per chi lavora in modo saltuario. Lo spiega bene anche diritto-lavoro.com. Basta avere le carte in regola, e cioè: l’attività dev’essere occasionale (senza continuità, né vincoli), e le spese devono essere legate al lavoro che si sta svolgendo.

Quindi, se durante la prestazione hai speso dei soldi per cose utili – tipo spostamenti, acquisti di materiali, ecc. – e puoi dimostrarlo con scontrini, ricevute, fatture… beh, il rimborso è un tuo diritto. Certo, serve un po’ di organizzazione. Ma non è nulla di impossibile. Ma quali spese rientrano?

Portafogli con soldi (Pixabay foto) - www.notiziesecche.it
Portafogli con soldi (Pixabay foto) – www.notiziesecche.it

Occhio ai dettagli: cosa puoi farti rimborsare davvero

Allora: biglietti del treno, benzina, pedaggi autostradali – se hai dovuto viaggiare per l’incarico – ci stanno. Anche materiali, strumenti, magari un software acquistato solo per quel lavoro. In alcuni casi, pure la partecipazione a corsi mirati, se approvati dal committente.

La regola base? Ogni spesa dev’essere tracciabile. Quindi niente giustificativi, niente rimborso. Fine della storia. Ah, e meglio chiarire tutto in anticipo – magari per iscritto – così eviti fraintendimenti. Perché anche se si tratta di un lavoretto, il rispetto per il tempo e i soldi di chi lavora non dovrebbe mai mancare.