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Dici ancora “veduto” o “perduto”? Ecco perché non è sbagliato

Dei termini apparentemente in disuso, per molti estremamente antiquati; eppure il loro utilizzo resta comune per molti

Per coloro che sono nati a partire dalla seconda metà del XX secolo sino ad oggi, le forme verbali che terminano in “-uto” rappresentano delle espressioni talmente lontane dal loro parlato quotidiano, sino ad essere spesso inquadrate come veri e propri errori da parte di lettori ed interlocutori più giovani.

E’ indubbio che la lingua italiana sia contraddistinta da differenti forme volte ad esprimere un unico concetto o un unico significato; ciò si riflette anche tra i paradigmi verbali, in merito ai quali le espressioni “veduto” e “perduto” sono indubbiamente tra gli esempi più rintracciabili.

Per quanto riguarda veduto, la riduzione dell’utilizzo della forma ebbe già inizio a cavallo tra il 1700 e il 1800, quando il termine è stato via via sopraffatto dall'”ascesa” del più contemporaneo termine visto, che proprio nel corso del XIX secolo si è affermato come forma principale e più in uso.

Al contrario, perduto è stato affiancato da “perso” durante gli inizi del XX secolo ed effettivamente il superamento da parte del secondo termine rispetto al più datato non è ancora avvenuto, anche se chi ha posto in esame questo fenomeno indica come ben presto si potrebbe assistere allo scavalcamento definitivo.

Una questione di evoluzione della lingua

Il declino è indubbio, sia molto più marcato o addirittura già avvenuto, ma anche in prossimità di concretizzarsi definitivamente. Eppure le espressioni risultano completamente intercambiabili; vi sono degli specifici contesti in cui l’uso dell’uno sarebbe preferibile rispetto all’altro, ma nella stragrande maggioranza degli esempi concreti, è concesso utilizzare entrambe le versioni del medesimo concetto.

In linea generica, la tendenza che sta contraddistinguendo la lingua italiana nel corso degli ultimi decenni è quella di scartare, nei casi di sovrabbondanza di termini simili per indicare un medesimo concetto, le forme ritenute deboli, ossia meno diffuse e meno praticate, rimuovendole progressivamente dall’uso comune, fino a farle sparire anche dai dizionari.

Pila di libri (Depositphotos foto) – www.notiziesecche.it

A ognuno la sua scelta

In conclusione, veduto è ormai passato completamente d’uso, mentre perduto è stato in grado di mantenere nel corso degli anni una sua importanza, figurando ancora oggi come un’espressione decisamente non errata, usufruibile anche in sostituzione di perso nei medesimi contesti. Se in molti si sono domandati sull’effettiva opportunità di mantenere diffusi simili termini, in pochi si interrogano sulle circostanze in cui sarebbe meglio affidarsi all’uno o all’altro.

Ma la risposta si rende abbastanza comprensibile e intuibile; a seconda delle proprie conoscenze, del proprio sfondo e della propria sensibilità, i due termini – nello specifico perso e perduto – possono essere tranquillamente intercambiabili. Esiste persino la possibilità di alternarli a seconda delle esigenze, interpretando le posizioni indicate già da Giacomo Leopardi nel corso del primo ‘800. Questo excursus si apprende grazie all’Accademia della Crusca.

Flavio Forlini

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