Crollo NASPI: in pochi continueranno a ricevere il sostegno | La modifica è definitiva

Contributo INPS (Depositphotos foto) - www.notiziesecche.it
Il sostegno della NASPI è destinato a ridursi drasticamente per molti, una modifica legislativa renderà più difficile l’accesso.
La NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è un’indennità fondamentale per chi perde involontariamente il lavoro, offrendo un supporto economico cruciale in momenti di transizione. Tuttavia, le sue regole stanno per subire una stretta significativa.
L’INPS ha chiarito che, a partire dal 2025, l’accesso a questo sostegno sarà condizionato da un nuovo e più stringente requisito. Questa modifica, introdotta dalla Legge di Bilancio, segna un punto di svolta nella normativa sulla disoccupazione.
Il cambiamento avrà un impatto diretto su molti lavoratori, riducendo la platea di coloro che potranno beneficiare dell’indennità. La sua applicazione definitiva è destinata a modificare le aspettative di chi conta su questo aiuto in caso di perdita del lavoro.
Questa stretta è stata pensata per rivedere i criteri di accesso, e comprenderne i dettagli è essenziale per chiunque possa trovarsi nella condizione di richiederla in futuro.
La stretta sulla NASPI dal 2025: il nuovo requisito
L’INPS ha fornito chiarimenti sulla stretta alla NASPI introdotta dalla Legge di Bilancio, che diventerà operativa dal 1° gennaio 2025. La novità principale è che l’indennità sarà erogata solo se il lavoratore, che perde involontariamente il lavoro dopo aver rassegnato le dimissioni dal rapporto precedente, avrà maturato almeno 13 settimane di contributi nell’ultimo impiego.
Nello specifico, la circolare INPS precisa che, per gli eventi di cessazione involontaria avvenuti dal 2025, il richiedente della NASPI dovrà far valere almeno tredici settimane di contribuzione dall’ultimo evento di cessazione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato interrotto per dimissioni o risoluzione consensuale. Questa condizione si applica qualora tale cessazione volontaria sia avvenuta nei dodici mesi precedenti la cessazione involontaria del rapporto di lavoro per cui si richiede la prestazione.

Eccezioni e requisiti originali
La nuova norma esclude, tuttavia, alcune ipotesi di cessazione volontaria dalle restrizioni sulla NASPI: Dimissioni per giusta causa: ad esempio, a seguito del trasferimento del lavoratore ad altra sede della stessa azienda senza comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive, indipendentemente dalla distanza.
Dimissioni intervenute nel periodo tutelato di maternità e paternità. Risoluzioni consensuali intervenute nell’ambito della procedura prevista dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604. Risoluzione consensuale a seguito del rifiuto da parte del lavoratore al proprio trasferimento ad altra sede della stessa azienda distante oltre 50 chilometri dalla residenza o mediamente raggiungibile in più di 80 minuti con i mezzi pubblici.
I requisiti originali per ottenere la NASPI, che rimangono validi in combinazione con la nuova stretta, prevedono che il richiedente abbia lavorato almeno 13 settimane (periodo di “contribuzione utile”) nei precedenti 4 anni. Il conteggio delle 13 settimane include non solo i giorni effettivamente lavorati, ma anche: I contributi accreditati per maternità obbligatoria. I periodi di lavoro all’estero in Paesi con convenzione bilaterale con l’Italia (per Stati extra UE). I periodi di astensione dal lavoro per malattia dei figli. Questa modifica è definitiva e mirerà a un più rigoroso controllo degli accessi all’indennità, con un impatto significativo sulla platea dei potenziali beneficiari.