Carta Stagnola: in pochi sanno dove si butta ma se sbagli sono guai | Va solo qui

Attento a questo gesto (depositphotos.com) - www.notiziesecche.it
Nonostante possa trarre in errore, la carta d’alluminio non è destinata qui: smaltirla correttamente, come pulirla e come utilizzarla.
Quando si prende l’abitudine di separare correttamente i rifiuti domestici, si acquisisce una certa sicurezza nel capire dove gettare ciascun oggetto.
Tuttavia, certi materiali creano ancora incertezza anche nei più scrupolosi, soprattutto se il loro nome induce in errore. Un tipico esempio è la carta d’alluminio.
Usata ogni giorno in cucina per cucinare o conservare cibi, viene spesso associata erroneamente alla carta. Questa confusione può causare errori nella differenziata.
Ecco quindi qualche insight sulla corretta gestione della carta d’alluminio, spiegandone anche ulteriori dettagli e le regole per l’uso alimentare.
Ma quindi, dove si butta?
L’iniziativa “Dove lo butto?” di Nestlé ha pubblicato un approfondimento che scioglie ogni dubbio sulla corretta gestione della carta d’alluminio, spiegandone anche la composizione, l’origine del nome e le regole per l’uso alimentare. Al contrario di quanto suggerisce il nome, la carta d’alluminio non va gettata nel contenitore della carta, ma in quello dei metalli, a condizione che sia pulita. La pulizia è fondamentale: se l’alluminio è privo di residui di cibo e non è unto, si può appallottolare e smaltire correttamente. Va però precisato che le modalità di raccolta differenziata variano da comune a comune.
Se invece la carta d’alluminio è molto sporca, ad esempio unta o con resti di cibo difficili da togliere, va gettata nell’indifferenziato. Tuttavia, essendo un materiale riciclabile al 100%, è consigliabile provare a pulirla con una spugna e metterla poi nel contenitore dei metalli. Questa semplice attenzione contribuisce a ridurre i rifiuti destinati alla discarica e a dare nuova vita a un materiale prezioso come l’alluminio.

Perché si chiama carta d’alluminio?
Il nome “carta d’alluminio” deriva dal metodo usato un tempo per produrla. In passato, infatti, si usava stagno laminato fino a ottenere uno spessore sottile simile a quello della carta. Da qui il nome, che unisce l’aspetto simile a un foglio di carta al materiale di partenza. Oggi, però, quella che chiamiamo comunemente carta d’alluminio è alluminio puro, con uno spessore variabile da 0,01 a 0,1 mm.
In Italia, l’impiego dell’alluminio per alimenti è disciplinato dal Decreto Ministeriale n. 76 del 18 aprile 2007, che definisce le circostanze in cui può essere utilizzato a contatto con il cibo. Sulle confezioni di contenitori e fogli di alluminio devono comparire avvertenze chiare, come “non adatto per alimenti molto acidi o salati”, oppure indicazioni su temperatura e tempo di contatto. Certi cibi, come cioccolato, caffè, zucchero o frutta secca, si possono conservare in alluminio anche per lunghi periodi a temperatura ambiente. È però fondamentale non introdurre mai l’alluminio nel microonde, poiché potrebbe danneggiare seriamente l’apparecchio deviando le onde elettromagnetiche.