Batosta SHEIN: grossa multa al colosso cinese | “Promesse green ingannevoli”

Multa a Shein (Canva) - notiziesecche.it
Mai cercare di ingannare gl utenti online, poiché dietro a uno schermo si trova sempre qualcuno che, la batosta, la rigira al contrario.
Nel mondo online, molte persone si sentono protette da uno schermo che funge da barriera. Una distanza virtuale che crea infatti l’illusione di poter agire senza conseguenze dirette o immediate.
Non a caso, la mancanza di contatto fisico e di sguardi, rende più semplice dire o fare ciò che nella realtà non si oserebbe. Sviluppando così un coraggio artificiale, alimentato dalla convinzione di esser invisibili.
Alcuni credono, addirittura, di poter ingannare chiunque, sfruttando la velocità e l’ampiezza della rete. Falsa sensazione di controllo che può dunque spingere a comportamenti ingannevoli, convinti che il rischio di esser scoperti sia minimo.
Quando in realtà, nessuna azione online è davvero priva di tracce. Dal momento che ingannare, porta a conseguenze etiche, legali e personali, ricordando che dietro a ogni schermo, ci son sempre persone reali.
Una multa che fa rumore
Il colosso cinese della fast fashion, “Shein“, è stato multato dall’Antitrust con una sanzione da un milione di euro, per pratiche scorrette legate al greenwashing. Nello specifico, a causa di promesse ambientali vaghe e non dimostrate, unite a campagne di comunicazione ingannevoli, le quali hanno infatti portato le autorità italiane a intervenire. Un segnale quindi forte, che mette in discussione un modello di business basato su prezzi bassissimi, e aggiornamenti continui del catalogo; pur presentando enormi criticità ambientali e sociali.
Secondo l’Agcom, le sezioni “#SHEINTHEKNOW”, “evoluSHEIN” e “Responsabilità sociale”, diffondevano slogan come “moda sostenibile” o “prodotto riciclabile”, senza però fornire informazioni trasparenti. In particolare, la collezione “evoluSHEIN by Design”, che ha rappresentati solo una minima parte dell’offerta complessiva, non potendo appunto esser definita interamente riciclabile (contrariamente a quanto dichiarato). Un modo di comunicare che rischiava, insomma, di fuorviare i consumatori sul reale impatto dei prodotti.

Sanzioni anche in Francia
Le pratiche scorrette, tuttavia, non si limitano al contesto italiano, poiché in Francia, a Shein è stata fatta una multa da ben 40 milioni di euro, dopo un’indagine che ha evidenziato sconti fasulli, e prezzi gonfiati ad arte. E oltre alle promesse ambientali non verificabili, la Dgccrf ha persino denunciato un modello economico basato sulla moltiplicazione artificiale delle promozioni, strategia studiata per creare urgenza, e stimolare acquisti impulsivi, spesso a scapito della trasparenza (proprio verso i consumatori).
Ciò nonostante, Shein rappresenta comunque solo la punta dell’iceberg di un settore, quello del fast fashion, caratterizzato da produzioni massive, spreco di risorse, e condizioni lavorative poco tutelate. Per questo motivo, realtà come Altroconsumo – sito altroconsumo.it -, invitano a sviluppare una maggior consapevolezza negli acquisti: scegliendo capi durevoli; privilegiando marchi etici; e riducendo il consumo compulsivo, come passi concreti per limitare l’impatto ambientale e sociale della moda usa e getta.